Senza alcun dubbio i mesi di chiusura sono stati per molti un momento di avvicinamento al vino, chi per passione o per curiosità, abbiamo seguito bene o male tutti corsi, webinar e degustazioni a distanza, cercando di andare a colmare un vuoto inevitabile, quello del confronto.
In parte forse ci siamo riusciti, ma tutto questo non potrà mai sostituire il valore dell’incontro e da questo punto di vista poter partecipare a Only Wine è stato un momento professionale appagante su un doppio piano, quello umano e quello della crescita personale.
A pochi km da casa ho potuto fare un interessante giro dello stivale incontrando realtà interessanti e sono sicura di essermi persa diverse cose, ma con il poco tempo a disposizione ho cercato di fare una full immersion che comprendesse diverse zone d’Italia.
Iniziamo dal mio amato Salento… se siete pronti con la valigia in mano, non posso che consigliarvi una tappa da giovanni …
Non solo mi ha fatto ricredere sulla Verdeca (a volte possono esserci incidenti di percorso), ma ho davvero apprezzato tanto i sentori e i sapori del suo Primitivo, vera frutta nel bicchiere. Le sue bottiglie poi sono delle creazioni artigianali: numero limitato di bottiglie ‘stampate’ con un sistema a chiodini che rendono unica la sua produzione. Un ragazzo senza alcun dubbio da seguire.
Rotolando verso sud sono ‘salita’ sull’Etna con l’azienda agricola Prima terra, una cantina sita sul versante nord dell’Etna. I due proprietari, marito e moglie, sono decisamente vulcanici e il loro rosato (Primae Rosae) si degusta bene nel tempo, assaggiando l’annata appena imbottigliata e quella precedente è palese come il lavoro del tempo rimanga fondamentale nella comprensione di percorso complesso come quello che fa un vino tra le mani del viticoltore. I rossi, Etna Doc, interessanti, sicuro hanno rafforzato la mia voglia di un bel trekking sulle pendici del vulcano, con annessa degustazione.
Risalendo lo stivale tappa in Umbria con i ragazzi di Lumiluna: potremmo dire che la loro è una ricostruzione continua, in uno scardinare di certezze… tutto è iniziato quasi per gioco, ma oggi è un lavoro, serio. Luca e Giulio hanno un certo groove, un impatto musicale che vogliono traslare nei loro vini, che cambiano nel tempo… potremmo dire quasi un jazz e penso possa esser bello andarli a trovare per farsi trascinare nel loro mood e nelle loro storie. Dei due metodi ancestrali mi ha colpito soprattutto il Rex Banner, per il resto devo ancora finire il percorso di degustazione prima di dare un pensiero complessivo sulla mia esperienza e non vedo l’ora di andarli a trovare.
Dall’Umbria alla Toscana il passo è breve, ma sul banco di prova sale Tenuta Campo al Signore: l’arte è il filo conduttore che lega i produttori Valentina e Luca, i cui volti potrete ritrovarli anche sull’etichetta del loro rosato Doc. Un passaggio di dimensione su cui stanno lavorando alacremente, perché in questi dieci anni e in una zona d’eccezione come quella di Bolgheri non è facile imporsi e soprattutto riuscire a dare la propria nota personale senza rischiare. Al momento tutto procede in maniera lineare e con il tempo non potrà che essere un crescendo.
Concludo questa passeggiata lungo lo stivale fermandomi sulle rive di uno dei laghi più noti: con Tenute Del Garda il movimento delle onde si è riflesso anche nel bicchiere e non per qualche strano metodo di affinamento, ma per la profondità e il movimento dei sentori e dei sapori nel calice. Il rosato derivato dal Chiaretto ha fatto centro al primo colpo, ma tra tutti quello che mi ha rapito il cuore per gusto, eleganza e design è stato il «Vista Lago » . Il Groppello, l’affinamento in barrique di diverse tostature, l’escursione termica del lago… sono solo alcuni elementi di un vino pieno di carattere, ma allo stesso tempo fluido e rotondo.