Cantina Mazzarosa: la storia e le storie, dall’unità di Italia ad oggi

Il mare è proprio lì attaccato. Se ne sente il profumo. Se ne sentirebbe anche il rumore se una parte dei cento metri di distanza non fosse occupata dalla strada statale Adriatica. Indicazioni, poche. Ci si accorge della cantina Mazzarosa se ci si passa arrivando da Giulianova per entrare in Roseto degli Abruzzi. La si nota con la coda dell’occhio, perché l’insegna riporta indietro nel tempo, così come il casolare che ne costituisce il cuore pulsante. Se si ha la fortuna di trovare il personale non eccessivamente indaffarato, si scopre che di storia da queste parti ce n’è parecchia. 

Tutto comincia alle fine del XIX secolo per opera del senatore Giuseppe Devincenzi. Nato a Notaresco, in provincia di Teramo, nel 1814, venne eletto nel 1861 nel neonato Senato del Regno d’Italia ma a quel punto aveva già accumulato un bagaglio di vita ricchissimo. Appassionato di viaggi e di agricoltura, decise di trasformare la villa di famiglia in un’azienda vitivinicola parecchio visionaria rispetto all’epoca in cui venne fondata. 

Cantina Mazzarosa

Fin dall’idea ispiratrice, la Cantina Mazzarosa aveva una marcia in più. A cominciare dall’architettura, passando per il sistema di sollevamento e trasporto delle uve su rotaie, per arrivare alla gigantesca botte da mille ettolitri che serviva al taglio del vino e che si può ancora ammirare all’interno dell’azienda. Così come si possono ammirare alcuni carri e carrozze che hanno oltre 150 anni di storia e il caratteristico ascensore a contrappeso (anch’egli unico nel suo genere quando venne costruito) che aiutava i contadini nel loro lavoro. Innovativo anche il sistema di controllo della temperatura e dell’umidità, così come il pavimento in argilla. 

Anche dal punto di vista produttivo, Devincenzi si segnalò per la sua voglia di andare oltre, ma molto oltre, le abitudini dell’epoca. Cominciò a importare vitigni che in Italia erano praticamente sconosciuti, come il Malbec e il Pinot. E nel 1868, quando terminò il suo incarico in Senato, decise di dedicarsi anima a corpo alla sua azienda, che si stava sviluppando a ritmi elevatissimi. 

Cantina Mazzarosa: il passaggio storico da la famiglia Devincenzi a quella dei Mazzarosa

Il grande cruccio del senatore era quello di non avere avuto figli: quando morì, nel 1903, l’azienda venne ereditata da una nipote (figlia del fratello), Maria Maddalena Devincenzi, che sposò un marchese toscano (originario della provincia di Lucca), Antonio Mazzarosa. La cantina assunse allora il nuovo nome nobiliare. In seguito venne gestita dai tre figli della coppia e in seguito ereditata dal nipote Pietro, che poi è il padre dell’attuale proprietario, Antonio Mazzarosa. 

Cantina Mazzarosa

In 150 anni di vita, l’azienda ha conservato la struttura originale ma si è molto ampliata sul territorio. Oggi si estende su 540 ettari di cui 37 coltivati a vite. I vitigni sono prevalentemente Montepulciano, Trebbiano e Pecorino, che risentono favorevolmente della vicinanza del mare e di montagne alte duemila metri come il Gran Sasso d’Italia. Vengono vinificate solamente uve provenienti dai terreni di proprietà e sul loro sito si legge: “Ogni fase della produzione viene seguita con attenzione e precisione, a cominciare dalla coltivazione in campo: la cura del terreno e la coltivazione guidata, realizzata seguendo la tecnica dell’agricoltura integrata, prevede trattamenti eseguiti su necessità e non a calendario, prediligendo prodotti consentiti nella coltivazione biologica e portando in cantina uve a residuo zero”. 

Cantina Mazzarosa: le etichette

I prodotti principali sono: Montepulciano d’Abruzzo DOC, Abruzzo Cerasuolo DOC, Colli Aprutini Cabernet Sauvignon IGT, Trebbiano d’Abruzzo DOC, Abruzzo Pecorino DOC e la punta di diamante Colline Teramane DOCG Riserva, prodotta con la parte migliore di Montepulciano. Dal 2016 viene prodotto anche uno spumante metodo Charmat, blend di Trebbiano e Pecorino. 

Ovviamente la Cantina Mazzarosa vende per corrispondenza, ma il bello è trovarsi da quelle parti (possibilmente per passare qualche giorno di mare a Roseto), passarci davanti quasi per caso e avere la fortuna di poter visitare l’azienda. Alla fine l’assaggio sarà ancora più entusiasmante.

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