Vite In Fermento: cronaca di un appuntamento inatteso e sorpendente

Vite in fermento.

Non è mai facile scattare l’immagine di un movimento, grazie pero’ all’utilizzo sapiente di elementi fondanti, come l’essenza della vite e il concetto di fermentazione, ancor prima di conoscere i vignaioli appartenenti a questa associazione c’è stata una naturale affinità.

È quantomeno bislacco riuscire a partecipare ad un evento in Umbria grazie ad una cantina abruzzese, ma il destino è fatto d’intrecci e seguendo da tempo la cantina Bossanova sono venuta a conoscenza di quello che vorrei definire un ‘happening‘ del vino ovvero ViTe in Fermento, incontro che si è svolto lunedi’ 12 febbraio 2024 presso la cantina Agri Segretum

Perché definirlo happening? Perché è stato un succedersi di cose, spontanee e seducenti, come gli assaggi tra etichette non convenzionali e vini di persone, perdonate il gioco di parole, con una certa personalità.

Sono state tre ore intense, e mi scuso fin d’ora con le cantine che non ho potuto degustare e che quindi non saranno presenti nelle foto e nei commenti, ma più che tre ore, sarebbero serviti tre giorni, tra territori distanti e filosofie che si rincorrono con l’obiettivo primario di rispettare il proprio territorio e i vitigni che vi hanno trovato la loro casa.

ViTe in Fermanto: le etichette

I vini sono esperienze sensoriali, viaggi che permettono di chiudere gli occhi e vedere con il gusto. In questo caso, nei boschi che circondano Agri Segretum, ho avuto la fortuna d’incontrare produttori che da tempo avevano attratto mente e occhi.

Andrea Occhipinti – Lazio

Partiamo da Andrea Occhipinti, produttore laziale di Gradoli, le cui vigne si affacciano sul lago di Bolsena e del suo progetto che vede protagonista l’Aleatico ed altri vitigni autoctoni. Da premettere che ho un’affezione particolare per Bolsena e in particolare per Marta ed è proprio là che in tempi, non ancora sospetti, ho fatto l’incontro decisivo con l’Aleatico. Da quel mese di marzo del 2009, sono passati anni (anche per motivi geografici) prima d’imbattermi in un nuovo Aleatico e quando ho poi scoperto il progetto di Andrea il primo pensiero è stato quello di raggiungerlo in cantina. Pianificata la data, il meteo ha purtroppo scombussolato i piani e alla fine ViTe in Fermento è stato il viatico per questo primo incontro.

Sul tavolo l’Alea Viva e La Caldera: il primo 100% Aleatico (macerazione di 15 giorni sulle bucce e fermentazione spontanea con i propri lieviti, affina 18 mesi in acciaio/cemento e almeno 2 mesi in bottiglia), mentre il secondo nasce dalle uve di Grechetto Rosso (macerazione 15 giorni in piccole botti di cemento, senza l’utilizzo di additivi chimici e coadiuvanti enologici. Il vino affina poi in tini di acciaio e cemento per 18 mesi, più altri due mesi minimo in bottiglia).

Nelle due brevi degustazioni, quello che più mi è rimasto impresso è l’oscurità dei territori vulcanici in cui crescono le viti. Un tratto che va in qualche modo a ‘compensare’, passatemi il termine, la semi aromaticità del’Aleatico (nel primo caso) e dare ancora maggiore profondità al Grechetto Rosso. Un primo incontro promettente a cui dare al più presto un seguito per avere una prospettiva più completa sull’ottimo lavoro di Andrea.

Bossanova

C’è la musica, il mare all’orizzonte, ma soprattutto un impegno preciso quello d’intrecciare emozioni spontanee come le loro fermentazioni.

A Controguerra c’è un duo che sa orchestrare con brio e leggerezza un patrimonio storico da preservare e condividere. L’Abruzzo del vino, e in questo specifico caso delle colline teramane e della cantina Bossanova, posa le sue fondamenta sul Trebbiano e sul Montepulciano e nella cantina i ritmi sono quello naturali del tempo, ma al tocco della classicità si aggiunge, appunto, sempre una punta di brio. Ed ecco che nascono dalle mani e dalle buone vibrazioni di Nat Colantonio e Andrea Quaglia i vini Bossanova. Con vigne che hanno alle spalle più di 40 anni, portano avanti la tradizione della loro terra evitando ‘contaminazioni’ inutili, ma rimanendo aperti sullo spirito del mondo.

Tra i vini degustati, che rispecchiano tutti la qualità del lavoro fatto in cantina, l‘Unrouge è paragonabile ad una jam session dove il Montepulciano unisce le sue note a quelle del Merlot per un’etichetta sbarazzina e godibile. Il Trebbiano si erge poi per eleganza e ti porta diretto in riva al mare… magari ascoltando Reconvexo di messer Caetano Veloso. Mai dire mai…

Trebbiano Bossanova

Il Torchio – Liguria

Prima ancora d’assaggiare il vino, sono le etichette a catturare l’occhio. Stiamo parlando di una cantina piccola, con una proprietaria vulcanica che risponde al nome di Gilda accompagnata dal fratello Edoardo. I due hanno rilevato la cantina del nonno nel 2012 ed hanno rivoluzionato la loro vita per darne una nuova al proprio territorio.

Il suo sguardo e il suo carattere si ritrovano sia nelle scelte grafiche, sia… ancor più importante… nei vini degustati. C’è energia, imprevedibilità, gusto, senza mai eccedere in provocazione. Lunatica, Stralunato, Logorroico sono i due bianchi e il rosso che ho avuto modo di assaggiare. Tra tutti quello che più mi ha colpito è stato lo Stralunato (macerazione di 5 giorni sulle bucce, fermentazione spontanea in acciaio e affinamento in acciaio): un 80% di Vermentino assemblato con Moscato Bianco e una piccola percentuale di Sauvignon.

Stralunato Il Torchio

Fra I Monti Vini – Lazio (quasi Campania…)

E se vi dicessi Sous Voile? Cosa vi verrebbe in mente?

Io posso rispondere… che esperienza, che personaggio, il Lazio che non ti aspetti… (anche se per la precisione il viticoltore in questione tende più alla tradizione e al concetto di Campania Felix) Le etichette di Rocco non passano inosservate (Una al giorno, Sam-illon, Rivoluzione Cabernicana) e raccontano della volontà di creare qualcosa di nuovo mescolando tradizioni differenti.

Tornando alla domanda iniziale, il riferimento è al Vin Jaune de la Jura, ma in questo caso non stiamo parlando del Savagnin, ma di un assemblaggio di Maturano e Semillion che prende proprio il nome di Sous Voile. Il Maturano è un antico autoctono laziale, originario della Val di Comino, di recente riscoperta e iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite da vino nel 2010. Questa etichetta ci propone quindi un viaggio doppio e ci regala frammenti di emozioni da vivere sia in ‘solitudine’, sia in ‘compagnia’ di qualche abbinamento gastronomico. La passione di Rocco si ritrova in tutte le sue etichette e l’impressione è che il viaggio sia solo all’inizio e che negli anni a venire possa regalarci altre perle tutte da scoprire.

Agri Segretum (Umbria)

Ultimi, ma non ultimi, i padroni di casa di Agri Segretum con la loro cantina avvolta dal bosco. A poca distanza da Collazzone, ma immersa nella natura, l’azienda ha accolto tutti i vignaioli di ViTe in Fermento e permesso di vivere un’esperienza semplice ma complessa allo stesso tempo, nel pieno rispetto della natura.

Semplice e complessa come le sue etichette, le quali hanno radici profonde nella cultura umbra del vino e possono contare su un’immagine iconografica scarna ma piena di senso. Le etichette rappresentano in pieno l’origine geografica e, credo, allo stesso tempo il senso giocoso e ‘naturale’ del vino.

‘Cinino’ (Pet Nat Sangiovese nella sua versione rosata e Grechetto per il bianco), ‘Freghino’ (Sangiovese, Colorino, Malvasia Nera), ‘Marmocchio’ (Sangiovese e Sagrantino), sono vini che nel loro assemblaggio mettono in valore il territorio da cui provengono, valore non negoziabile neanche nel nome che li accompagna.

Il Cinino, nelle sue sfumature di Grechetto, mi ha lasciato un ricordo particolarmente piacevole per la sua bevibilità e il suo equilibrio e di sicuro, tempo permettendo, tornero’ in cantina per una degustazione più centrata e sistematica, perché un luogo del genere ha sicuramente tante storie da raccontare.

Cinino_Bianco_Agri_Segretum

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