Droni nei vigneti: una rivoluzione necessaria tra sostenibilità, sicurezza e burocrazia

L’introduzione dei droni nella gestione dei vigneti non è solo una questione tecnologica: è un’opportunità concreta per migliorare le condizioni di lavoro, ridurre l’impatto ambientale e ottimizzare le risorse. Tuttavia, tra sperimentazioni, pregiudizi e ostacoli normativi, la strada da percorrere non è priva di ostacoli.

Una problematica ben nota in Valtellina, dove l’azienda ARPEPE sta portando avanti un’opera di sensibilizzazione sul tema, in quanto convinta del ruolo cruciale per il futuro della viticoltura di montagna.

In occasione del Vinitaly ne ho parlato con Guido ed Emanuele Pelizzatti Perego, i quali stanno cercando di portare al centro del dibattito le esperienze pratiche, le difficoltà operative e le prospettive future, per un confronto che porti a un percorso di crescita fatto di esperienze concrete.

Droni nei vigneti: la situazione attuale, attese, interlocuzioni e incertezze normative

Nonostante l’interesse crescente attorno all’uso dei droni per i trattamenti fitosanitari in viticoltura – ha dichiarato Emanuele, legale rappresentante della cantina ARPEPE e delegato per la Valtellina dei Vignaioli Indipendenti FIVI – la questione resta in sospeso a livello normativo. Le competenze coinvolgono infatti diversi ministeri, da quello della Salute a quello dei Trasporti (con ENAC), e le recenti interlocuzioni le istituzioni non hanno ancora portato a novità concrete, ma ci auguriamo che i prossimi  tavoli portino all’auspicata deroga territoriale permanente”.

Una tecnologia al servizio del territorio e dei lavoratori

Chi abita in territori come la Valtellina sa bene quanto sia faticoso – e talvolta non totalmente salubre – lavorare nei vigneti, specialmente durante i trattamenti fitosanitari. In queste zone, la viticoltura si svolge totalmente in modo manuale, non solo come scelta agronomica, ma per pura necessità, con operatori che trasportano materiali pesanti su terreni scoscesi, spesso affrontando condizioni climatiche complicate.

L’introduzione dei droni – ha proseguito Emanuele – permetterebbe di superare molti di questi limiti, rendendo il lavoro meno impattante e più sicuro per gli operatori, oltre che più sostenibile per l’ambiente e per il terreno. La possibilità poi di operare nelle ore più fresche e calme della giornata – tra le 5 e le 10 del mattino – consentirebbe di evitare le ore ventose e ottimizzare l’efficacia del trattamento.”

Photo credits: Fondazione Fojanini

Efficienza e riduzione della deriva: vantaggi concreti

Dal punto di vista dell’efficienza, un drone è in grado di coprire in un’ora una superficie fino a dieci volte superiore rispetto a un operatore manuale. Questo significa minore esposizione ai prodotti fitosanitari per i lavoratori e un netto miglioramento in termini di precisione e salubrità.

È proprio su quest’ultimo punto – hanno sottolineato i fratelli Pelizzatti Perego – che si sta cercando di sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica, perché il miglioramento delle condizioni di lavoro e la tutela della salute degli operatori non sono dettagli secondari, ma questioni fondamentali per il futuro del settore agricolo e vitivinicolo.”

La resistenza culturale e le paure infondate

Nonostante i vantaggi evidenti, la resistenza culturale all’uso dei droni è ancora forte. Dalla paura di una ‘sostituzione della manodopera umana’ all’immaginario collettivo in cui spesso si associa il drone ad ambiti militari o di sorveglianza, si alimenta un clima di diffidenza.

Tuttavia, come ribadito da diversi operatori, il drone non toglie lavoro, ma libera tempo prezioso da dedicare ad altre attività ad alto valore aggiunto in azienda. L’obiettivo non è lavorare di meno, ma lavorare meglio, in modo più sicuro e con un maggiore controllo sulla qualità del prodotto.

Innovazioni in cantina: lo stesso principio

Questa logica di miglioramento non si ferma al vigneto – hanno specificato Emanuele e Guido –, ma prosegue anche in cantina, dove le innovazioni tecnologiche stanno aiutando a ridurre lo stress fisico e migliorare le condizioni di lavoro. L’introduzione, ad esempio, di pompe automatizzate per i rimontaggi consente di evitare esposizioni prolungate alla CO2 e di garantire maggiore precisione e sicurezza. Non si tratta di sostituire l’uomo con la macchina, ma di rendere il lavoro più sicuro e in questo i droni potrebbero avere un peso specifico importante.”

Droni in agricoltura: una questione di professionalità

L’impiego dei droni per i trattamenti fitosanitari in viticoltura rappresenta una svolta tecnologica significativa, ma non può essere affrontato in maniera amatoriale.

I droni utilizzati sono veri e propri velivoli agricoli, dal peso di circa 25 kg e una capacità superiore ai 50 litri. La loro gestione richiede quindi una preparazione professionale e non può prescindere da una normativa chiara e rigorosa. Attualmente, l’Europa ha scelto di non prendere decisioni definitive in merito, demandando la regolamentazione ai singoli Stati membri. Tuttavia, c’è la consapevolezza che anche un piccolo incidente potrebbe generare reazioni avverse allo strumento rallentando o compromettendo il progresso già avviato.”

Un quadro normativo ancora frammentato

Come evidenziato anche nel documento “Droni e fitofarmaci” (24 settembre 2024), il principale nodo da sciogliere rimane proprio l’equiparazione normativa tra drone e aeromobili. L’attuale legislazione italiana vieta l’irrorazione aerea (Direttiva 128/2009 e D.Lgs. 150/2012), salvo rare deroghe, e considera ancora il drone al pari di un elicottero.

In Europa, la situazione è diversificata: la Francia ha autorizzato l’utilizzo dei droni in viticoltura su pendenze superiori al 30%, mentre la Svizzera si distingue per un regolamento essenziale ma efficace che consente il loro impiego ovunque, purché vengano rispettate poche regole semplici come le distanze dalle abitazioni e le altezze di volo. In Italia, invece, il percorso normativo si presenta più complesso, con la necessità di una revisione urgente per sbloccare l’uso operativo dei droni in agricoltura

Il valore della gradualità e il ruolo della sperimentazione

L’introduzione dei droni nelle pratiche agricole non può assolutamente essere improvvisata. Negli ultimi anni, in Valtellina sono stati condotti due cicli triennali di sperimentazione sui trattamenti fitosanitari tramite droni.

I risultati del progetto AVIDROMO: efficacia, sicurezza e sostenibilità

La sperimentazione AVIDROMO, coordinata dalla Cooperativa Vitivinicola di Montagna e supportata dalla Fondazione Fojanini, ha evidenziato alcuni dati estremamente interessanti:

● Risparmio idrico: i trattamenti tramite drone hanno ridotto il consumo d’acqua fino a sette volte rispetto al trattamento manuale.

● Maggiore sicurezza per gli operatori: l’esposizione ai fitofarmaci è risultata significativamente inferiore.

● Controllo della deriva: la distribuzione dei fitofarmaci è risultata più omogenea e con minore dispersione.

● Residui su uva nei limiti di legge: nessun superamento dei limiti consentiti è stato registrato.

● Incremento dell’efficienza operativa: i tempi di esecuzione sono stati circa cinque volte più rapidi.

Inoltre, è stata testata l’integrazione dei droni con sistemi di monitoraggio digitale (trappole intelligenti, DSS come Vite.net) aprendo prospettive interessanti per una gestione ancora più mirata e sostenibile dei vigneti.

Droni_viticoltura
Photo credits: Fondazione Fojanini

Una “fase 2” necessaria per il territorio valtellinese e non solo

Il territorio della Valtellina, con i suoi terrazzamenti e la forte pendenza dei vigneti, rappresenta un contesto unico per affinare ulteriormente le tecnologie e le tecniche operative. È fondamentale avviare una ‘fase 2’ della sperimentazione, che consenta di testare il drone su superfici più ampie e in condizioni operative reali.

Attualmente, durante la fase sperimentale, i prodotti raccolti devono essere distrutti, impedendo un pieno utilizzo delle risorse. Una normativa più flessibile permetterebbe di mantenere i raccolti, rendendo economicamente sostenibili i progetti pilota senza compromettere la sicurezza alimentare.

Transizione e osservazione nel tempo

Come per ogni innovazione – ha precisato Emanuele –, anche l’introduzione dei droni richiede una fase di transizione. Non si può passare in pochi mesi da una fase sperimentale a una piena adozione operativa. I cambiamenti climatici in corso e le sempre più frequenti emergenze agricole impongono un’osservazione attenta delle variabili ambientali su più annate. Solo così sarà possibile capire se la tecnologia può davvero rispondere alle esigenze della viticoltura valtellinese e diventare parte integrante delle strategie aziendali.”

Anche con un via libera normativo immediato, sarebbe comunque necessario un adeguato periodo di prova, prima di un’adozione su larga scala e in sicurezza. La ‘fase 2’ sarà quindi essenziale per codificare le procedure, adattarle alle specificità territoriali e contribuire alla definizione di una normativa nazionale più efficiente e lungimirante.

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