Riflessioni intorno alla biodinamica e non solo. Incontro con Nat Colantonio, neo presidente di Vi.Te

‘Costruire il suolo e non il vino’.

Con questa affermazione, pronunciata da Michele Lorenzetti in occasione della Masterclass “Suoli e Cantina, la Biodinamica” al Vinitaly, è iniziata una chiacchierata promessa (e ormai mantenuta) con Natalino Colantonio, produttore abruzzese della cantina Bossanova, nonché neo-Presidente dell’associazione ViTe, vignaioli e territori.

Un impegno che ci eravamo presi nel mese di febbraio in Umbria e che il Vinitaly ha concretizzato in una delle sale dedicate alle degustazioni guidate dei vari produttori presenti in fiera. Se l’interesse era nato proprio in occasione di uno degli appuntamenti itineranti di ViTe, la Masterclass e gli incontri effettuati al Vinitaly hanno aumentato la curiosità.

D: Partiamo subito da una riflessione: sappiamo purtroppo che la maggior parte dei suoli dediti all’agricoltura è in sofferenza, sia per l’uso sia di fitofarmaci, diserbanti, sia per l’uso improprio di materie che sembrano innocue come rame e zolfo. Questo porta frutta, verdura e quindi di conseguenza anche l’uva a perdere determinate caratteristiche che dovrebbero avere e che poi, per esigenza, vengono nel caso del vino ‘aggiunte’ in cantina. Nulla d’illegale sia chiaro, ma forse dovremmo renderci conto che, se a lungo andare evitiamo di prendere anche i farmaci per il mal di testa, forse dovremmo iniziare a fare più attenzione a quello che portiamo in tavola e nel bicchiere…

R: “Nonostante ci siano voci contrarie e una certa resistenza a queste affermazioni, la realtà emerge chiaramente quando si confrontano due vini provenienti dalla stessa zona o appartenenti alla stessa varietà. Prendiamo, ad esempio, un vino che ha subito una fermentazione spontanea autentica (spesso, si dichiara di adottare una fermentazione spontanea quando in realtà si ricorre a qualche piccolo ‘aiuto’, per così dire) ed uno che invece è stato realizzato con, ad esempio, lieviti selezionati, la differenza è notevole.

Un vino prodotto con tutte le possibili elaborazioni e correzioni che si possono effettuare in cantina è qualitativamente diverso. Le differenze sono sensibilmente evidenti, non solo per quanto riguarda gli aspetti organolettici e di autenticità, ma anche per i benefici legati al benessere, come la digeribilità e il senso di leggerezza che certe scelte possono conferire. La distinzione è abbastanza marcata e non può essere ignorata. 

Sai, spesso accade che le persone, dopo una cena fuori, si sentano pesanti il giorno dopo, o addirittura durante la notte. Molti tendono subito a pensare che sia stato il cibo, ma raramente considerano che potrebbe essere stata la bottiglia di vino consumata. In effetti, non ci pensa quasi nessuno. Questo mi porta a dire che abbiamo davvero un grosso problema di comunicazione, ma non solo, anche di cultura. È fondamentale approfondire certe tematiche”.

D: Durante la Masterclass ho trovato molto interessante l’approfondimento sul famoso cornoletame. Sai, anche nei corsi per Sommelier, quando si tocca l’argomento della biodinamica, spesso il concetto non viene approfondito a sufficienza. Di solito si menziona solo che questa pratica consiste nell’interrare il corno, lasciando in sospeso il lato scientifico della questione. Un approccio superficiale su queste tematiche, e altre affini, sta creando un vero e proprio corto circuito nella comprensione.

R: Spesso diamo per scontate molte cose nella vita, in diversi ambiti, senza fermarci a riflettere. Poi, quando si parla di qualcosa di diverso, come la biodinamica o i vini naturali, improvvisamente tutti hanno un’opinione, spesso anche senza avere alcun tipo di formazione in merito. Si discute di biodinamica e tutti iniziano a parlare del cornoletame, aggiungendo dettagli fantasiosi e spesso fuorvianti.

Devo ammettere che molte informazioni non sono state diffuse adeguatamente, forse, ora si stanno iniziando a fare dei passi avanti ed è il momento di migliorare anche la comunicazione. Fortunatamente, grazie alla ricerca possiamo capire meglio le origini di certe pratiche e questo è fondamentale. Noi agricoltori sappiamo che i terreni sani producono uve di una certa qualità.  

Oggi, la biodinamica si basa fortunatamente anche su risultati scientifici. Come abbiamo visto durante la Masterclass con Michele Lorenzetti, lui e  il suo team di ricerca, composto da ricercatori e professori universitari, hanno condotto una serie di ricerche spiegando perché il cornoletame è efficace: studi che hanno ottenuto pubblicazioni ufficiali e sono state riconosciute. Se inizialmente, questa operazione è stata solo un’intuizione venuta dalla terra, come molte pratiche antiche, ora che abbiamo risposte certe dobbiamo portare alla luce queste conoscenze e renderle accessibili a tutti.” 

D: ll punto della questione è proprio questo, riuscire ad armonizzare i risultati e renderli fruibili al comparto tecnico, ma anche alla gente comune…

R: “Grazie alla ricerca di Lorenzetti, è stata dimostrata l’importanza del corno nella maturazione del letame e quindi nell’allestimento del preparato 500. Il corno è composto da cheratina – lo stesso materiale delle nostre unghie e dei capelli – che in sostanza funge da “alimento” per funghi e batteri presenti nel letame, andando a promuovere una proliferazione importante e di fatto aumentare il potere biologico del preparato che poi viene distribuito in vigna.

Questo preparato, quindi, gioca un ruolo attivo nella trasformazione del suolo. È un elemento chiave di un sistema agricolo più ampio, che include vari preparati usati in biodinamica. Noi abbiamo un approccio metodico, con stagioni specifiche per ogni pratica. Essere così immersi nel vigneto ci permette di percepire molte cose – lo stato delle piante, la qualità dei suoli, il legame con il territorio e le stagioni. Questo è uno dei grandi vantaggi di lavorare con questo approccio.

D: Rispettare i terreni e il territorio è anche uno dei cardini dell’Associazione ViTe, di cui sei diventato di recente presidente. Quali sono i vostri obiettivi? Quante aziende ne fanno parte?

Oggi siamo tra i 115-120 produttori, ma continuano ad arrivare richieste che stiamo valutando, in base ad una serie di criteri. Questi includono analisi di laboratorio per assicurarsi che non ci siano residui di sostanze chimiche nei vini, oltre alla degustazione dei vini stessi e alla visita in aziende. È essenziale che dietro ogni cantina ci sia un viticoltore vero, una persona che vive la vigna e promuove i suoi vini personalmente, non solo un’entità che vuole sfruttare la moda del vino naturale per fare affari.

Dal suo inizio quasi un decennio fa, l’associazione ha mantenuto un approccio molto libero e orizzontale. Abbiamo un gruppo solido che va avanti da anni, con molte nuove aziende che entrano, e una collaborazione proficua tra le aziende. Uno degli aspetti più belli che apprezzo, come hai visto recentemente ad Agrisegretum, è il senso di comunità e partecipazione che promuoviamo. 

Con il nuovo direttivo composto oltre a me da Gilda, Maria Sole, Nicola e Stefano stiamo vivendo un rinnovamento, proteggendo i principi fondamentali dell’associazione ma cercando anche di introdurre novità, soprattutto per la promozione delle aziende associate e la visibilità dell’associazione sui territori. 

È importante ricordare che ViTe è stato il primo grande movimento di produttori naturali a partecipare al Vinitaly, creando una rottura rispetto alle consuetudini precedenti. ViTe oggi non è assolutamente solo Vinitaly, al contrario il nuovo direttivo sta lavorando ad iniziative innovative che vanno dalla formazione, allo scambio di esperienze tra i vignaioli, allo svolgimento di eventi alternativi alle fiere tipo i ‘pop up’ in collaborazione con il settore della ristorazione in varie regioni italiane. Ad esempio il 10 luglio ci sarà il primo ViTe pop up presso la ‘Brinca’ a Ne, comune in provincia di Genova. 

A livello nazionale, vogliamo aumentare la frequenza di ‘Vite in Fermento’ da una o due volte all’anno ad almeno tre, coprendo le zone nord, centro e sud. Questi incontri sono fondamentali per l’aggregazione dei produttori, per parlare di agricoltura, visitare le aziende ospitanti, e scambiare esperienze e nozioni con esperti del settore che danno supporto ai nostri associati. In conclusione, l’associazione funziona come una famiglia attiva che condivide non solo contatti e risorse, ma anche un impegno serio verso l’agricoltura sostenibile e il vino naturale.

Vigne Bossanova

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