Una piccola cantina nel cuore del Piemonte, tra Nebbiolo, Barbera e identità artigianale
La protagonista di questa storia ha 31 anni, una diploma AIS in tasca e anni di lavoro nel mondo del vino, ma soprattutto le idee molto chiare. Beatrice Cortese, è una giovane produttrice di Neive che, al di là di un’apparente timidezza, ha deciso di mescolare le carte e regalare sfumature fresche e d’impatto a vitigni di lunga tradizione come il Nebbiolo, la Barbera e il Barbaresco.
“Ho deciso che non volevo più parlare dei vini degli altri – mi ha spiegato a margine di Only Wine, – ma era arrivato il momento di parlare del mio.”
Tutto in prima persona: dalla vigna alla vendita
L’azienda è tutta sua, anche se l’esperienza arriva da lontano, da generazioni che la terra l’hanno sempre vissuta. Oggi è lei che gestisce ogni singolo passaggio: vigna, cantina, vendita.
Ha deciso di puntare principalmente su Nebbiolo e Barbera, perché sono i vitigni del territorio, ma anche perché sono quelli che ha sempre amato, quelli che le regalano quell’energia in più, capace di trasformare il suo lavoro in un percorso enologico interessante.
I vini: bollicine, rosati, rossi e…. anfore
La produzione di Beatrice Cortese è piccola ma articolata, con una forte personalità. Dal Nebbiolo nascono:
- Una bollicina metodo classico, con 12 mesi sui lieviti
- Un rosato fermo
- Due rossi, ciascuno da vigne molto diverse: una immersa in un bosco fresco, che dà un vino più agile e immediato; l’altra invece è quella che lei chiama il suo fake Barbaresco, in attesa che la burocrazia faccia il suo corso
E poi c’è la Barbera, che nel 2023 ha effettuato l’affinamento in anfore di terracotta:
“La piccolina”, come la chiama lei, figlia di una piccola, grande rivoluzione.

Beatrice Cortese: le etichette illustrate, un racconto per immagini, non un vezzo grafico
In un mondo in cui l’immagine sembra spesso venire prima del contenuto, qui è l’esatto contrario. Le etichette di Beatrice Cortese nascono come una conseguenza del vino, non come una maschera da mettergli addosso.
“Le ha realizzate una mia compagna illustratrice, grazie a una conoscenza della mia graphic designer che ha lavorato su logo, brand, e identità. Sono nate per ogni vino, studiate ad hoc, in base a ciò che quel vino voleva raccontare.”
Il punto di partenza? Un’idea chiara: usare solo i colori delle uve, perché in cantina ci sono solo rossi. Niente finti codici colore, solo sfumature reali di viola, rosa, rosso.
“Non volevo che tutto sembrasse Barbie Girl — anche se magari da fuori potrebbe sembrare — ma ci sono tante altre sfumature nel mezzo.”
E l’immagine femminile che compare sulle etichette?
“Forse sì, è una rappresentazione mia, perché l’azienda è mia e sono una donna, ma non è un alter ego. Non è proprio me, ecco.”
Dove nasce tutto: i terreni, le vigne, il contesto
Due ettari circa, tutti a portata di mano — tranne la Barbera, che comunque si raggiunge a piedi in dieci minuti. Le esposizioni sono principalmente a sud, ma i terreni cambiano da parcella a parcella: marna, calcare, argilla e una quota di sabbia un po’ più alta nel Nebbiolo che cresce più spostato.
Un paesaggio composito, vivo, che si riflette nei vini e nei gesti quotidiani. Tutto attorno a casa, in un equilibrio che non ha bisogno di etichette roboanti, ma solo di tempo, cura e ascolto.